Aldo Moro è stato rapito dalla Brigate Rosse dopo una terribile strage. Successivamente a una prima fase nella quale non corrisponde alle richieste dei brigatisti che lo interrogano per conoscerne i segreti, chiede di poter scrivere delle lettere. In termini molto espliciti lo statista democristiano chiede vanamente al suo partito di valutare lo scambio di prigionieri come possibilità concreta per salvargli la vita. Il film segue quattro filoni narrativi: nel partito comunista diversi esponenti di base attaccano la linea di Berlinguer favorevole al compromesso storico; il ministro Cossiga si avvale di un esperto di terrorismo mandato dal governo statunitense, che sostiene un atteggiamento di chiusura contro ogni trattativa; una professoressa che prende una posizione critica contro il governo in un’assemblea scolastica, viene arrestata, sospesa dall’insegnamento, rinviata a giudizio; un ragazzo, arrestato in una retata di estremisti di sinistra, viene sospettato di essere membro del commando assassino, interrogato, torturato, rinviato a giudizio.
“…Il pregio del film è nel coraggio di richiamare la memoria storica, nell’invitarla a essere più discreta nella definizione di martiri ed assassini. Grimaldi chiede rispetto per chiunque sottoponga i propri ideali alla possibilità della fine, cercando di evitare quella mitizzazione, fastidiosa perché troppo spesso ipocrita, che tocca a chi incontra la morte. Molti i contrasti evidenziati da un montaggio che segue la storia principale e le almeno altre tre diramazioni sotterranee con estrema ferocia visiva...” (CLose-Up)